Lo sfogo amaro di un triste nichilista
Vi siete mai chiesti come reagisce un nichilista di fronte a cose come le manifestazioni, il femminismo o l'anticapitalismo? Spero di no, ma semmai ve lo foste chiesto qui ho provato a spiegarvelo.
Per quanto io mi possa ritenere una persona aperta e curiosa ci sono alcune cose che proprio non riesco a mandare giù: l’insalata verde, la musica reggaeton, la lingua spagnola, la prosa pomposa e drammatica di un certo Dostoevskij1, e molte altre. Ma ce ne sono alcune che mi mandano in bestia più di tutte le altre, ad esempio i subdoli tentativi di manipolazione, soprattutto quando portati avanti su scala collettiva, e la superficialità con cui molte persone affrontano le questioni politiche.
Una premessa non richiesta
È da un paio di mesi che per ragioni personali non sto usando quasi del tutto i social, e unendo questa cosa al fatto che da anni non seguo per scelta l’attualità2 sono quasi riuscito ad ottenere una roba che rincorrevo da tanto tempo: il non essere esposto all’impulso fisiologico di dover criticare pubblicamente e aspramente chiunque per qualsiasi posizione etica o politica. Ma purtroppo i maledetti tentacoli dell’attualità riescono a beccare anche un aspirante asceta cagacazzi come il sottoscritto - e tra i rapporti sociali, le sfuggenti occhiate ad Instagram per controllare il mio account di lavoro e il volume della televisione tenuto troppo alto dagli altri in casa finisco anch’io per essere ammorbato dalla notizia del giorno e dalla annessa e connessa polemica della settimana.
E quindi tanto vale esporsi un po’ per mettere in pratica una delle più grandi strofe della storia del cantautorato italiano.
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato
Spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
E al fin della licenza io non perdono e toccoFrancesco Guccini, “Cirano”
E lo farò parlando brevemente di manifestazioni, femminismo, Israele e capitalismo.
Perché non sopporto le manifestazioni
Innanzitutto le manifestazioni. Dio quanto non le sopporto!
Ho sempre reputato tutte le manifestazioni, senza distinzione di sorta, delle pubbliche ammissioni di una mente pigra che non riesce ad andare oltre la superficiale parzialità: manifestare per X vuol dire credere che X sia totalmente giusto e che valga la pena lottare per X. Ammiro molto chi riesce a credere fortemente in qualcosa a tal punto da rinunciare a una porzione del proprio prezioso tempo per urlare in mezzo a una folla irrazionale slogan che semplificano 3000 anni di storia della filosofia in 5 parole.
No, giuro, lo ammiro e lo invidio veramente, non lo dico con presunzione: vivere come un nichilista e un relativista è un’esperienza di merda, credetemi. Non vi fidate di chi vi dice che la vita del filosofo nietzschiano che “va al di là del bene e del male trasmutando tutti i valori e creando superomisticamente se stesso” sia una figata: è e sarà sempre una vitaccia, fatta di gente che ti reputa fuori di testa e che in un certo senso alla fine riesce nel suo scopo di farti andare fuori di testa3.
Ammiro e invidio chi manifesta, ma io purtroppo mi trovo a far parte di quella piccola e fastidiosa frazione di umanità che, pur credendo tutto sommato in qualcosa (ci arriverò), non riesce a credere abbastanza in niente che gli faccia pensare “beh, vale la pena rinunciare a mezza giornata della mia vita per andare a urlare che la cosa X in cui credo sia giustissimissima”.
E quindi vivo la mia vita di merda filosoficamente isolato da tutti perché credo debolmente in qualcosa senza credere realmente in nulla e senza mai scendere in piazza per niente. Tutto ciò unito a un caratteraccio che mi porta a non riuscire a stare zitto mi ha creato in questi primi 30 anni di vita tantissime antipatie e alcune simpatie distaccate - ossia di persone che reputano figa e ammirevole4 la mia capacità di mantenermi intellettualmente distaccato ma non a tal punto da volermi invitare alla loro festa di compleanno.
Però non ci riesco, non ci riesco a guardare chi scende in piazza con simpatia. Con ammirazione e invidia sì. Con autodisprezzo, certamente! Ma non con simpatia. Mi chiedo sempre quali tortuose catene di ragionamenti solidi che io sono stato in grado di fare le abbiano portate a 20-e-qualcosa anni a credere talmente tanto in una lotta da scendere in piazza, ma quando li interrogo con la dialettica socratica che presumo forse a torto di avere non rimango mai soddisfatto, vedendo crepe nelle loro visioni del mondo che consciamente non gli faccio notare per non alienarmi ulteriormente la loro simpatia. E vado avanti ridacchiando e cambiando discorso, sfruttando le abilità sociali che per fortuna non mi mancano.
Certo che non protesti Luca, sei un maschio-etero-cis-bianco-privilegiato-neurotipico che non corre rischi reali nella sua quotidianità quindi non sei costretto a scendere in piazza per la tua sicurezza,
Vero, grazie per la critica inappuntabile, il ragionamento non fa una piega e lo approvo al 100%, caro Luca interiore e saggio. Ma devo risponderti ripetendo quello che ho già detto, ossia che questa roba in fin dei conti non è un bene come tutti credono. Anzi, dato che siamo in clime di polemica mi spingerò in là dicendo che il nichilismo in una persona prona alla malinconia può uccidere l’anima tanto quanto il correre dei rischi reali quando si cammina in strada, se non di più.
Un’altro po’ di premesse
Ma veniamo a noi: ho detto che non credo fortemente in nulla ma che è impossibile esimersi dal non credere debolmente5 almeno in alcune cose. Ecco alcune di queste cose, in ordine sparso
Il patriarcato esiste ed è un cancro che si esprime quotidianamente negli atteggiamenti di tutti gli uomini e che va estirpato. In tal senso le lotte culturali del femminismo e dei sostenitori della teoria queer sono sacrosante e le approvo.
L’ineguale distribuzione delle risorse, della forza e del potere è una caratteristica immodificabile della natura che però viene più o meno esacerbata negativamente in alcuni sistemi culturali disfunzionali (come il patriarcato, lo stato e tutte le religioni). Il capitalismo non è uno di questi sistemi.
Anzi, un capitalismo puro e totalmente deregolamentato (ie: l’anarchia di mercato) è secondo me l’unico sistema in grado di mantenere con massima purezza l’assioma etico secondo cui ognuno è padrone del proprio corpo e delle estensioni di esso, e si pone dunque all’antitesi di un sistema culturale in cui una tendenza immodificabile viene intensificata da una qualche autorità6
Sebbene fortemente imperfetto e criticabile reputo Israele uno stato legittimo che ha portato un faro di cultura democratica e liberale in una zona del mondo culturalmente governata dal tradizionalismo islamico7
Ecco, l’ho detto. Ho fatto il Guccini della situazione e mi sono tirato fuori ‘sta roba dallo stomaco pronto per ricevere più insulti di quella volta in cui ho detto che chi crede nell’astrologia è uguale a un no-vax. Sono un femminista, sostengo la teoria queer, sono un anarco-capitalista e simpatizzo per Israele.
Ok Luca, ma qual è lo scopo di tutta ‘sta cazzo di manfrina? Che cosa vuoi dirci di così assurdo? Volevo solo sfogarti?
Domanda legittima. Sì, intanto vorrei mettere in chiaro che voglio solo sfogarmi. Non voglio accrescere la cultura di chi legge o spiegare cose che non so, ma voglio solo scrivere e esprimere ciò che penso. E voglio farlo dicendo che le proteste e le manifestazioni virtuali e reali di questi giorni (così come altre manifestazioni degli ultimi anni su temi più o meno affini) contro la violenza sulle donne mi fanno incazzare come un picchio.
Le cose che mi fanno incazzare
Mi fanno incazzare innanzitutto perché mi fa’ incazzare il patriarcato e mi fa incazzare che ci sia ancora la necessità da protestare contro certe cose. Odio con tutto me stesso dovermi sentire un rompicoglioni quando con alcuni miei amici maschi e, sorprendentemente, con altrettante mie amiche femmine faccio notare come alcuni loro atteggiamenti a cui non danno peso8 siano sintomi di un sistema malato. E odio ancora di più dover notare come certi atteggiamenti si manifestino dentro di me, che nei miei rari momenti di autostima tanto mi vanto di essere eticamente puro guardandomi allo specchio.
Poi mi incazzo perché come già detto odio le manifestazioni, e ogni volta che una ha un qualche successo mi ricordo di chiedermi se la mia imparzialità filosofica sia socratica e superomistica o sia sintomo di viltà, egoismo e ignavia. Quando non scelgo la seconda risposta e mi deprimo ma scelgo la prima mi si attiva un criceto con la faccia da sileno e dei folti baffi che inizia a trovare mille ragioni aspre per criticare chi è sceso in piazza. E ‘sto criceto corre corre corre sempre più forte, e corre corre corre verso la morte9, finché non si scontra con la stazione di Bologna della mia mente, prosegue ponendosi ulteriori domande e giunge alla conclusione che tutti (lui compreso) sono idioti, nulla ha senso e tanto vale chiudersi in quel mondo della narrativa in cui tutto invece sembra avere un senso. E arriva alla stessa depressione della prima risposta.
Quando questo processo di tumultuosa dissoluzione interiore è terminato giungo a una sorta di pace zen, che fa entrare in gioco la parte critica un po' più funzionale. E quindi inizio a incazzarmi perché chi organizza e guida queste (giuste) proteste agisce in maniera subdola e manipolatoria. Ma come lo fa, secondo la mia stupida e provocatoria opinione da edgy?
Lo fa innanzitutto prendendo dei casi di cronaca scabrosi e in grado di attivare le parti irrazionali del cervello, convincendo chi ascolta che dentro lo stesso grande calderone causale che ha portato a certi fatti convivano il patriarcato, il femminismo, il capitalismo e la lotta contro Israele. Di fronte alla protesta contro l’oggettività della violenza chi prende per primo il microfono è inattaccabile, in quanto ogni critica può essere contro-attaccata con la retorica secondo cui “ora è il momento di protestare, non di criticare!”. In sordina sono convinto che la stessa cosa sia avvenuta nel dopoguerra, in cui i partigiani comunisti hanno dichiaratamente10 sfruttato la loro eroica opposizione al nazi-fascismo per portare avanti la loro agenda, influenzando insieme ai cattolici la scrittura di una costituzione che ho sempre visto come di chiaro stampo socialista.
In sintesi si prendono dei casi di cronaca e se ne spiegano le cause con degli slogan semplificatori, che in maniera apparentemente innocente buttano in mezzo alla conversazione delle robe che non c’entrano un cazzo con la protesta iniziale per puri e semplici scopi politici.
Non credo serva un dottorato in Storia delle Relazioni Internazionali per capire che la guerra tra Israele e Palestina non abbia niente a che vedere con i femminicidi avvenuti in Italia nel 202311; non credo serva avere un Quoziente Intellettivo particolarmente alto per capire che un sistema economico (il libero mercato) non abbia niente a che vedere con un sistema culturale (il patriarcato) che spinge gli uomini ad avere un atteggiamento predatorio e discriminante nei confronti delle donne; non credo serva un PhD in Sociologia per capire che la questione migranti non abbia niente a che vedere con la discriminazione nei confronti delle persone LGBTQIA+12.
Tutto ciò ha come effetto una cosa che mi fa’ ulteriormente incazzare. Ho sentito fare a una persona presente a una di queste manifestazioni questo ragionamento: “eravamo in 500.000 e mi sembra assurdo che nonostante questi numeri in Italia ci sia un governo di destra”. Tralasciamo per un attimo la miopia statistica. Mi incazzo di fronte a certi ragionamenti perché si dà per scontato che chiunque si opponga a certe robe debba adeguarsi in automatico a tutto un altro set di credenze che, semplificando, viene definito “di sinistra”. E perché se putacaso uno dovesse avere l’ardire di dichiararsi “di destra” in un qualsiasi contesto più o meno giovanile riceverebbe in cambio sguardi torvi, silenzi imbarazzanti e una progressiva diminuzione degli inviti a cena fuori. E questo, mi sembra ovvio, è la conferma che la strategia manipolatoria del tutto-dentro-un-unico-grande-calderone stia funzionando alla grande. Una strategia che prende spunto da millenni di retorica per separare i Buoni-che-credono-in-tutto-quello-in-cui-credo-io dai Cattivi e per isolare sempre di più i Cattivi.
Vabbè Luca, abbiamo capito che sei mezzo de destra. Non ci girare attorno. Almeno con i tuoi amichetti liberali andrai d’accordo, no?!
No, manco per niente. Anzi, se possibile quando giro la testa verso “destra” mi incazzo ancora di più. Mi incazzo perché per il mio essere sotto certi aspetti radicalmente femminista13 vengo tacciato di essere “comunista” (?!), un Social Justice Warrior post-modernista (?!?!?!) o altri -isti che non significano nulla ma dato che l’ha menzionati Jordan Peterson allora devono essere delle robe profonde. Perché mi sembra chiaro, no? O ti adegui al 100% a un set di credenze semplificato oppure sei letteralmente il nemico assoluto. Inutile menzionare, infine, quanto privo di senso sia l’incasellarsi in quella fetta di persone né-di-destra-né-di-sinistra, di solito composta da over-50 di chiara e netta derivazione fascista. Probabilmente hanno confuso il significato di Terza Posizione, e io con chi si confonde troppo non voglio affatto associarmi.
Amara conclusione a uno sfogo amaro
Inutile che chi ha avuto il coraggio di arrivare fino a qui provi a farmi diagnosi: conosco i miei limiti, conosco fin troppo bene le mie patologie e ancora meglio sono consapevole di quanto poca autostima ci sia alla base di questa maschera da arrogante provocatore che mi porto dietro da quando la maestra delle elementari diceva che ero troppo polemico. È inutile anche perché per anni14 sono stato il tizio che ha parlato su Instagram di bias e di fallacie e quindi so che rispondere alle mie tesi disordinate accusandomi di essere edgy vuol dire commettere un ad hominem bello e buono. Non solo: rileggendo l’articolo insieme al mio fidato amico ChatGPT sono emerse 7/8 debolezze argomentative di questo scritto delirante.
Quindi per centinaia di parole te la sei presa con tutti e con te stesso, facendo come Eminem fa nella scena della battaglia su 8 Miles, e pretendi che nessuno ti dica nulla?
Lungi da me! Insultatemi, criticatemi e fate un po’ il cazzo che vi pare. Io non esprimo sempre le mie opinioni per creare un dibattito o per convincere la gente di qualcosa. Io le esprimo perché sento un bisogno irrefrenabile di esprimerle anche se scorrette e fortemente criticabili. Come ho detto non credo in niente, e non credo talmente tanto in niente che non credo neanche alle cose in cui credo, e neanche al fatto di non credere in niente. Ma in mezzo a tutto questo bordello mi rimane una sola certezza: il bisogno di esprimermi. E questo nessuno può togliermelo.
Che amo e leggo con passione come grande filosofo e psicologo, ma che non credo riuscirò mai davvero ad apprezzare come scrittore.
La mia è una versione hardcore della dieta a basso contenuto di informazioni: on leggo giornali, non seguo TG, non sento podcast di notizie ma, soprattutto, non ho l’arroganza di votare alle elezioni nonostante tutto ciò.
Sì sì, lo so che la follia di Nietzsche era di origine patologica e che aveva ragioni mediche e quello che volete, ma a me piace credere nella favola secondo cui siano state le sue straordinarie visioni filosofiche a farlo impazzire.
E che mi reputano più fiero di queste mie caratteristiche di quanto non sia
Per tutti i nerd della filosofia: no, non è un riferimento al Pensiero Debole di Gianni Vattimo, che non ho mai approfondito.
Potrei spiegarmi meglio ma rimando a questo mio articolo imparziale precedente, in cui ho spiegato l’anarco-capitalismo
Gotcha, anche qui vorresti un maggior mio approfondimento. Ma al momento attuale l’articolo è già di 2500 parole e quindi mi riservo la possibilità di approfondire altrove.
Altra idea di articolo: fare una lista di questi atteggiamenti
Oggi ci sentiamo gucciniani
Ora non ho le fonti sottomano, ma se non ricordo male dalle letture universitarie fu Togliatti stesso ad ammettere una roba del genere
Evento che mi è realmente accaduto nella prima e unica manifestazione a cui io abbia mai partecipato (da uomo cis ed etero), il Gay Pride di Milano del 2019. C’erano di continuo cori a favore dei migranti che non c’entravano assolutamente nulla con il Pride.
Un giorno spiegherò la mia visione sul tema - ma non è questo il giorno.
Spoiler: ora quel tizio si è un po’ stufato di parlare di quella roba